IL PUNTO NERO

All’interno della parola volgare notte, è presente la radice not- che già fa pensare a tutto ciò che non è, al nothing, alla not-thing, qualcosa che viene definita dal suo contrario. I maestri dello spleen e gli esistenzialisti godranno nell’ immergersi nell’etimologia e nella definizione di notte tramite tutto quello che non è, ma non è opportuno veramente stare a definire qualcosa che non è, delineandola tramite confini di contrari. Uno spreco di tempo. Come anche parlare dell’effetto stupefacente di Notte, con quel fascino del “mentre gli altri dormono” io domino, io e la luna dominiamo, e da sovrani ci soliloquiamo a vicenda, onanisticamemente gloriosi a far scendere le stelle a merenda.

Un notevole spreco di tempo; per non parlare dei buchi lasciati nell’universo con le nostre tarlazioni.

E peggio ancora sono i ricami romantici sulla trama della notte: fredda come una lama d’argento fendispiriti, silenziosa come un’amante, affascinante e torbida come una tazzina di caffè ondulante, viva, nebbiosa, assassina e maliziosa oppure quelle toppe pulp condite di muffa violenta e cinica: madre delle mignotte, protettrice delle blatte, una lattina di chinotto ricolma di sperma azzurro fosforescente, laghi di manti candidi che come mantidi affondano aghi di follia sul mio sangue che cola via.

Uno spreco di immaginazione.

Ed ecco il mio spreco di sincerità: la notte non è che il tempo in cui l’uomo non è adatto a vivere. Veramente, punto e accapo. Non siamo adattati a vivere di notte. Basta solo pensare che siamo organismi che campano con la vista e di notte non vediamo un cazzo. Ciechi, completamente. Il nostro corpo, che ne sa sicuramente più della nostra misera coscienza o volontà, si organizza e in casi di cecità acuisce gli altri sensi. Tutti in coro: l’udito! Col cavolo! Invece è il tatto, il sostituto ideale, anzi forse migliore per alcuni versi: ci dona un ruolo più attivo rispetto alla visione passiva. Nella notte lavorano le mani e la bocca. E immagino subito giù qualcuno a tradurre questa idea in una cosa alternative naif: la notte è fatta per essere palpata o succhiata o sezionata o suzionata.Uno spreco di dettagli. Comunque… Non ditemi che ricordate meglio un pene, un culo, delle tette, una vagina, una bocca, i capelli, i retri e i lobi delle orecchie, le spalle, le cosce, le caviglie e i peli e la bocca e qualche minuscolo centimetro di pelle che scatena sfavillanti euforie che cambiano da partner a partner, attraverso la vista! Vi cieco un occhio! Di sicuro con il tatto esploriamo il mondo da molto più vicino, limitato a dove possiamo arrivare con le mani, quindi c’entra sicuramente con la paura e la paura con la società e la società con la ribellione. Ma, cari esseri notturni pipistrellofili e seguaci dell’oscurità, io vi ammiro, ma non fate come l’essere inetto diurno stretto tra norme sociali etiche e morali che dà troppa importanza ad un semplice intervallo di tempo. Ogni notte, in fondo, è una piccola prova di coraggio. E se avete paura, chiudete gli occhi.




Morte Zen

1 commento:

Anonimo ha detto...

La carne al buio s'arricchisce di sapori, profumi e forme, questo è vero...e non parlo mica di una bistecca! Non so se mi spiego!

ps: Dovresti insegnare nelle scuole!

Calogero