DI NOIA E MANDARINI

Di nuovo qui a compilare la lista dei buoni propositi. A scrivere cose importanti che non farò.

Evidentemente arriva un punto della vita in cui scegliere. Decidere se scriverne altre mille di liste così e consegnarsi alla cecità, oppure riconoscere davvero che alcune cose non saprai mai farle.

E’ così, non sarò mai un bravo ragazzo. Pronto sempre per tutti, a tollerare, a trangugiare, a tacere. Ed è così, al diavolo l’eroe che sa sempre dire la verità e scegliere la via giusta. Ho costruito tanti di quei miti su di me che merito libri interi di antropologia. Ed in questa notte comune, fatta di noia e mandarini, crollano tutti come vetri sottili, in pochi minuti di lucidità. Buffo, il mea culpa di carta di un uomo su sei miliardi, quanto può valere? Nulla, meno di zero, è un’infinitesima parte d’infinito che si guarda allo specchio. Nelle pieghe delle vite degli altri quante altre bugie simili, quanti isterismi e segreti stupidi e preghiere rantolate e pietosi giri di parole e seghe mentali per non guardarsi in faccia? Eppure non ci capiamo. Mastichiamo le stesse frustrazioni e sputiamo lo stesso sbafo, ma tutto questo è inutile: l’uomo che si guarda intorno non penserà mai di vedere fratelli. Invece voi siete i miei fratelli di schifo. Dovrebbe unirci, renderci umili questo, ma ci allontana, ci inorgoglisce. Perché nei nostri occhi c’è sempre un alone di fiabesco, che si trasporta sugli oggetti oltre la cornea. Godiamo di questa dimensione fittizia in cui le speranze e le vergogne vanno a braccetto, e una balaustra dà sul nostro smagliante futuro di gente migliore.

Ho abbracciato il termosifone e guardo. Fuori, la notte non è nient’altro che notte. Affido questi pensieri inutili al lenzuolo, ed i miei occhi al buio.


Alberto Giannese

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