LUIGI

I capelli percorsi da mille fili argentei che si muovono disordinatamente ad ogni movimento del capo. Gli occhi sempre allerta, spesso arrabbiati, certo consapevoli, ma mai arrendevoli. La barba folta e bianca che gli avvolge il viso quasi proteggendolo dal mondo esterno, quello contro cui combatte. Le mani forti e nervose che operano sicure contro le assurdità.

Questo è il ritratto di un uomo, questa è la storia di una vita dedicata a delle idee prepotenti, che non sanno stare zitte dentro la testa.

Giovane ribelle negli anni ’60, capo del servizio d’ordine del movimento studentesco milanese, per ideali a cui in quegli anni non si poteva non aderire, per incoscienza giovanile, per principi che dovevano ancora levigarsi e strofinarsi con la realtà.

Poi gli studi, la laurea in medicina, la decisione di partire per mettere a frutto gli anni trascorsi sui libri: Stati Uniti, Gran Bretagna, Sudafrica, a fare trapianti di cuore.

Negli anni novanta è impegnato con la croce rossa nelle zone di guerra, porta aiuto in Pakistan, in Etiopia, in Tailandia; poi a Kabul, in Perù, poi ancora a Kabul; nel 1993 in Somalia. Nel 1994 in Bosnia. Anni di esperienze, di sofferenze, di realtà concrete.

Allora gli ideali e la volontà si scontrano con i problemi quotidiani: con la lentezza delle grandi organizzazioni umanitarie, con la burocratizzazione dei rapporti internazionali, con le assurdità a cui non sembra possibile porre rimedio.

Nella primavera del 1994 la decisione di ribellarsi ancora, di fondare un’associazione tutta sua, che di suo ha la testardaggine e la libertà. Così riunisce un team di livello internazionale: medici, infermieri, chirurghi, volontari, e nell’agosto dello stesso anno, riapre l’ospedale della capitale del Ruanda, Kigali, precedentemente devastato dalla guerra.

Ora Luigi ha progetti concreti, opere solide da costruire, ma non intende dipendere da aiuti governativi, non ha ancora imparato ad abbassare la testa: vuole esprimere libere opinioni sui conflitti che lo circondano, che ha imparato ha detestare.

Per lui nessuna guerra è legittima. Il sangue è sempre sangue, ma soprattutto TUTTI hanno diritto ad essere curati.

La sua organizzazione cresce di anno in anno e sale alla ribalta delle cronache internazionali, soprattutto negli ultimi anni con i conflitti in Afghanistan ed in Iraq: perché quando tutti scappano da Kabul, lui arriva; quando Baghdad è messa a ferro e fuoco, lui viene, ed opera.

Non è un eroe, non è un mito, non è un santo.

E’ un uomo testardo come ce ne sono pochi, che ama quello che fa e lo fa perché non può farne a meno.

C’è chi lo odia, chi lo ama, chi lo accusa di eccessivo protagonismo o di manie di potere.

Forse è vero. Del resto è un uomo, con tutti i suoi difetti.

Ma quel piccolo uomo, grazie a quei difetti, è riuscito a salvare più vite di quante lui stesso se ne può ricordare, ed ha ricostruito speranze dove altri uomini, con altri difetti, hanno portato solo macerie.

Se oggi in molte zone di guerra esiste un ospedale o un centro di aiuti è merito suo, delle sue idee prepotenti che non hanno guardato in faccia a nessuno, che da sempre vogliono e pretendono di essere ascoltate.

Questa è la storia di un uomo chiamato Luigi Strada.

Per gli amici, e il resto del mondo, Gino.


Rachele Massei

Nessun commento: