Storia di un viaggio

Avevamo due buste di erba, settantacinque palline di mescalina, cinque fogli di acido superpotente, una saliera mezza piena di cocaina, un'intera galassia multicolore di eccitanti, calmanti, scoppianti, esilaranti. E anche un litro di tequila, un litro di rum, una cassa di birra, mezzo litro di etere puro e due dozzine di fialette di popper. Non che per il viaggio ci servisse tutta quella roba, ma quando ti ritrovi invischiato in una seria raccolta di droghe, la tendenza è di spingerla più in là che puoi.

Si vero?

Bella citazione.

Non ho niente di tutto questo, ma la sensazione di trovarmi in una stanza che gira piena di dinosauri è la stessa.

Voglio alzarmi e partire, voglio prendere il mio zaino e non far funzionare più il cervello, muovermi come solo il mio istinto possa fare,

vedere gli sfondi del paesaggio cambiare colore, vedere la strada che si alza e si abbassa e diventa sempre più lunga stringendosi fino a diventare larga quanto un mio piede.

Riesco a non pensare, ed altro ancora, sto male, lo stomaco si sta ribaltando.

Trovo un compagno di viaggio, mi si affianca, un vecchio uomo, il passo lento sicuro, lo sguardo fisso nel vuoto, cerca sempre di portarmi avanti e farmi fare le scelte giuste, ma da uno che ti dice “Il Cane Si è Fatto Il Popper” non accetti insegnamenti di sorta.

Scrivere di getto non è facile, trovare la voglia di fare qualcosa, per se che piaccia agli altri, ma senza offendere nessuno.

Sto continuando a muovermi ormai per inerzia, uccellini mi volano intorno sempre più euforici, mi gira la testa.

Comincio a delineare i volti delle persone, non vedo più piante e cespugli fosforescenti lungo la strada.

Credo che smetterò di scrivere, credo che andrò in bagno a vomitare. Credo che prestò avrò altre esperienze del genere da raccontare…

Spero di no.


Franchini Marco-Alberto

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